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Cristiani di Siria. Protestare o non protestare?

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(Antonio Picasso* presenta un articolo di Salma Mousa). Silenzio e incertezza. Ma anche ostinazione a osservare gli eventi secondo schemi deterministi, tali per cui la fine non potrà che essere una e solo una. La Siria come l’Iraq?

Salma Mousa preferisce non rispondere alla domanda. Perché già i cristiani se ne incaricano. E appunto con il fatalismo che li contraddistingue. Senza ricordarsi che tra Iraq e Siria di differenze ce ne sono.

Greco ortodossi, maroniti, siro cattolici. Tanto per citare alcune delle chiese radicate nei meandri della Città vecchia di Damasco. Comunità cristiane che da sempre arricchiscono il panorama confessionale della Siria. Ma che, dalla notte dei tempi, hanno eretto un muro liturgico e di diffidenza reciproca.

Leggendo Salma Mousa ci si accorge di un paradosso. La guerra civile è riuscita a riunire il cristianesimo siriano sotto un unico ombrello. Dai patriarchi ai più semplici parroci, le Chiese di Damasco si sono strette a testuggine intorno al regime di Bashar al Asad. Starà al destino – ancora una volta! – giudicare la bontà della scelta.

Mai tra i cristiani c’è anche chi è convinto che pluralismo, democrazia e libertà siano altrove. E non nella continuazione di una convivenza tra minoranze al potere. I cristiani sono condannati a un inverno islamico? No. Questa è l’unica domanda alla quale si ha una risposta. Ed è già molto.

To Protest or not to Protest? The Christian Predicament in the Syrian Uprising

Syrian Studies Association Bulletin, Vol 17, No 2 (2012)

Salma Mousa

The demonstrators are nothing but terrorists, said Archbishop Tab of the Syrian Catholic Church, scarcely veiling his contempt. In any political system, there are always 10% who have to be sacrificed. 

Although hardcore Christian support is steadily waning, after a year of political crisis, the majority of Christian leadership and laity alike failed to support the Sunni-led democratic movement in any collective, cohesive or concrete way.

With the specter of post-Spring Islamist rule looming, Christians in Syria were forced to choose between secular autocracy and sectarian democracy, a decision informed by the perception that the status quo ante under al-Assad, though democratically deficient, put a (temporary) lid on civil hostilities and afforded Christian minorities with extensive secular protections and even prosperity. 

While Christian acquiescence is driven largely by the perceived alternative of an Saudi-style theocracy, analyzing the polarization at the heart of the pluralistic Syrian society through a binary lens of majority vs. minorities neglects the importance of socio-economic interests—which cut across sectarian boundaries.

As the persistent co-optation of religious minorities continues to hinder democratic reforms, and as the position and security of Christians (who constitute two million citizens) grows increasingly precarious as Syria slides into a civil war fragmented along sectarian fault lines, understanding the motivations behind Christian passivity is crucial. (prosegui la lettura)

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* Antonio Picasso, giornalista, è autore del volume “Il Medio Oriente cristiano” (Cooper, 2010).


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